Se nel nome della scienza i numeri valgono per AstraZeneca, allora devono valere anche per l’osteopatia

Ricerca e scienza

Ieri tutto il Paese era in ansia nell’attesa di un via libera dell’EMA (falsa ansia, era tutto scontato) verso il vaccino AstraZeneca. I numeri hanno detto che le morti sospette coincidono con i morti dei non vaccinati, quindi è tutto sicuro: si può ripartire con le inoculazioni.

La scienza non è certezza. Quando si dice che, scientificamente, una cosa è tale, significa che gli studi realizzati con determinate metodologie hanno detto che esiste un valore x di probabilità che, effettivamente, quella cosa sia tale. La ricerca scientifica esiste perché esiste il dubbio, con dubbio pari a zero non servirebbe fare ricerca. Ringraziamo l’EMA e la scienza che ci hanno rassicurato, ci faremo bucare le spalle con più tranquillità. Tuttavia la narrazione di ieri mi ha riportato alla mente altre narrazioni, stavolta indisponenti, ma proclamate nel nome santo della scienza. La cosa antipatica, ripeto non relativa a ieri, è che i numeri non siano stati SEMPRE analizzati scientificamente in relazione alle cose. Ma i numeri non mentono! Nel periodo pre-pandemico un giornalista che … “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si coglie” (cit. Andreotti) … forse aveva bisogno di rilanciarsi, affermò che una manipolazione osteopatica del suo collo aveva provocato una dissecazione di arteria che, a sua volta, fu causa del suo ictus cerebrale che lo invalidò per diverso tempo. Va premesso che i dettagli del racconto, descritto scenograficamente nel libro del giornalista (in fresca pubblicazione all’epoca della narrazione), non facevano certo pensare ad una seduta di osteopatia. Ma, al di la’ di questo e con la vicinanza per la sofferenza subita, se vogliamo applicare il metodo scientifico dobbiamo dire che dovrebbero essere i numeri a parlare. Invece un altro giornalista RAI (servizio pubblico pagato dai cittadini e con doveri verso l’etica scientifica) si permise di dipingere un quadro ironico, strafottente e svilente dell’osteopatia e, di conseguenza, degli osteopati, realizzando un servizio sulla vicenda (servizio trasmesso dalla RAI, ente di Stato giova ricordare). Andiamo ora a leggerci l’ottima review sugli eventi avversi a seguito di manipolazioni cervicali dell’osteopata Davide Casarini. Il lavoro ha analizzato 87 diversi studi, dividendoli in più datati e moderni, e in base alla tipologia del paziente. Si evince come l’incidenza dell’ictus, come conseguenza di manipolazione cervicale, si presenti in 1 caso ogni 100.000/1.000.000 (centomila/un milione) di manipolazioni! Nel Regno Unito si ha un’ictus ogni 1.000 persone che non hanno ricevuto manipolazioni. Sempre dall’ottimo lavoro di Davide Casarini si trae come la manipolazione cervicale sia dalle 100 alle 400 volte meno rischiosa di morte rispetto all’assunzione di antinfiammatori. Ancora, che un grave evento avverso dopo manipolazione cervicale ad alta velocità può manifestarsi con un range che va da 1 caso ogni 120.000 sino a 1 ogni 1.666.000, a seconda degli autori. Se si considerasse l’approccio osteopatico a tutto il corpo i numeri assumono proporzioni che vanno da 1 evento avverso ogni 8.500/1.601.145.000 (non è un errore, avete letto bene), sempre a seconda degli autori. Questi i numeri, da domani ci vacciniamo tranquillamente, il giornalista che ha pubblicato il libro ha ottenuto un incarico più prestigioso del precedente, l’altro giornalista RAI continua a fare servizi sulla salute, noi attenderemo feedback e richieste di approfondimento dal Ministero della Salute. Probabilmente non arriveranno mai, ma come osteopati ci sentiremo in credito di informazioni e pronti a riportare questa comparazione. Ringraziamo AstraZeneca per l’assist fornitoci.

Biblio: Davide Casarini: “Eventi avversi nel rachide cervicale a seguito di manipolazioni spinali”. Tesi di DO nell’anno accademico 2019/2020 della Scuola di Osteopatia AbeOS, relatore Marcello Luca Marasco

NB: questo testo sarà consultabile (al termine delle restrizioni governative) nelle biblioteche AbeOS, sedi di Bologna e Raiano (AQ).


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