Da Tokyo: -1. Diario dal Villaggio Olimpico, un mondo surreale alla vigilia delle Olimpiadi

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Siamo alla vigilia dell’inaugurazione ufficiale dei Giochi Olimpici di Tokyo. Alcune competizioni stanno cominciando, il Canottaggio (che ci interessa particolarmente) prenderà il via Venerdì 23 Luglio. Vivendo la vita quotidiana del villaggio olimpico, saltano subito all’occhio le contraddizioni e l’atmosfera strana di questi giochi. Il villaggio è circondato per tre parti dal mare, ma tutti e quattro i lati sono recintati, come se si fosse prigionieri ma anche protetti (da un qualcosa che non appare chiaro cosa sia). Quattordici navi della marina sono ancorate ai tre lati del villaggio, sono navi bianche e non grigio militare, come per un senso di tranquillità. I controlli sono continui e tantissimi: per chi entra, per chi esce, ispettori antidoping, ecc. Il viaggio verso le sedi di gara ha un rituale stranissimo: da questo bunker si sale su un pullman (che a sua volta è controllato), e nell’uscire, si arriva ad un altro bunker (passando controlli); la sensazione è che si torni ad essere liberi ma all’interno di uno spazio ben definito. Sul percorso inverso altrettanto. Dall’esterno del villaggio arrivavano, sino a un paio di giorni fa, i decibel delle proteste antiolimpiadi, ora non più. I contagi stanno schizzando a Tokyo, al di là delle recinzioni. Qui no. Ma per strada, attraverso i vetri del bus, la città non sembra voler respingere i Giochi, appare dinamica ma non frenetica, non appare deserta ma non è affollata, è come sospesa finché tutto questo non finisca. Dentro al villaggio però tutto cambia: musiche, colori, dinamismo, tanta gente di tutte le razze, di tutti i vestiti, di tutti i colori. E’ un altro mondo, che nessuno ha mai vissuto fuori di qui. Il senso di universalità sale forte, al netto delle grandi differenze. L’emozione che si vive ti fa sentire un senso di fratellanza nel mondo. C’è questa vita, strana, con i giapponesi che ti fanno l’inchino e salutano con tutte e due le mani, vita in guanti di cellophane e mascherine, di continue disinfezioni, di chi è ligio e di chi non lo è, ma non capisci se è stufo delle regole oppure se vive proprio così. Domani si comincia, speriamo che l’astio nella ricerca spasmodica della vittoria non prenda il sopravvento, che continui questo spirito, che tutti diano l’anima in gara, che si godano quanto stanno vivendo. Sono cinque gli anni passati a sudare da questi ragazzi per arrivare ad un via o a un fischio di inizio. Ma ci auguriamo che poi … vinca il migliore, quello che ci ha creduto, che ha lavorato seriamente ma senza prendersi sul serio, quello che ha un talento, quello che non avrà addosso il peso di un’olimpiade, quello che avrà anche un pizzico di fortuna più dei suoi avversari.

Foto di copertina (fonte archivio AbeOS): uno scorcio del Villaggio Olimpico di Tokyo


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