Alina Buonadonna, docente al Master in Healthcare Professionalism, si racconta
Dalla Scuola
Con la Scuola di Osteopatia AbeOS, e con Marcello Luca Marasco come collega di docenza, stiamo per avviare il Master informale in Healthcare Professionalism, una formazione dedicata a tutte le professioni sanitarie. Voglio raccontarvi come siamo arrivati alla progettazione e all’offerta di questa didattica così particolare e innovativa.
Perché questo Master? Quando mia figlia Chiara è nata, l’ostetrica di turno si arrabbiò con me perché avevo rotto le acque e, per colpa mia, lei non avrebbe potuto vedere lo speciale su De Andrè in programma quella notte. Troppo facile giudicare l’ostetrica per la scarsa professionalità dimostrata. Troppo spesso pensiamo agli operatori sanitari come a supereroi estranei alle umane condizioni. Estranei alla paura, alla rabbia, al dolore. Estranei alla fatica della propria esistenza. Estranei finanche alla difficoltà di fare i conti quotidianamente con il dolore, la paura, la malattia, la morte dei propri pazienti. Il guaio vero è che i sanitari hanno una solidissima competenza tecnica sul loro lavoro specifico e si immaginano che questo basti a proteggerli nella pratica clinica quotidiana. Mi capita sempre più spesso che colleghi psicoterapeuti chiedano il mio aiuto per risolvere le difficoltà che incontrano nel loro lavoro. Ma solo gli psicoterapeuti hanno bisogno di capire cosa succede a loro e ai propri pazienti? Ovviamente no. Ed è sotto gli occhi di tutti. La finalità di questo master è pertanto offrire agli operatori sanitari strumenti concreti per comprendere ciò che gli accade, comprendere ciò che vive il proprio paziente, sviluppare una sana autoallenza con sé stessi al fine di essere più in salute possibile. Più l’operatore è in salute, più alta sarà la qualità della propria esistenza e maggiore sarà la propria capacità di cura, la sua efficacia.
Il mio rapporto professionale con il collega di docenza, e Responsabile Scientifico del Master, Marcello Luca Marasco. La condivisione di queste semplici osservazioni con colleghi sanitari mi è a lungo sembrata una crociata. Come dicevo prima, è facile che gli operatori sanitari si difendano dalla propria difficoltà di sostenere questo lavoro così denso di umanità, eludendo, negando, svalutando quello che accade e che gli accade. Questo per due motivi: il primo motivo è che troppo spesso noi psicoterapeuti non siamo capaci di spiegare concretamente in che modo possiamo essere d’aiuto; il secondo motivo è invece meramente culturale. Gli operatori sanitari non sono eroi. Sono uomini. Sono donne. Spessissimo con competenze professioni eccellenti. Eppure la conoscenza non basta a proteggersi dall’incontro con tutto quello che i pazienti portano con sé. Poi un giorno ho incontrato Marcello che mi disse: “Ho fatto un percorso formativo di counseling relazionale per fare meglio l’osteopata”. Eureka! (Pensai). Aggiunse: “Offriamo agli studenti la medesima opportunità nel proprio corso di studi“. Impossibile non sviluppare un percorso di collaborazione, che infatti partì immediatamente e ci ha portato sino a qui.
Da cosa nasce questa proposta formativa? Questa proposta formativa si basa su solide conoscenze scientifiche e su ipotesi concrete di trattamento. L’approccio bio-psico-sociale è il modello a cui facciamo riferimento. Ma gli va dato un significato più connotato. Abbiamo voluto dare un taglio scientifico ad ogni aspetto del nostro Master, per offrire ai nostri studenti informazioni teoriche e pratiche che possano orientarli nel loro lavoro, possano offrire loro strumenti concreti per sostenere la propria umanità prima ancora di incontrare quella altrui. Il nostro obiettivo è promuovere la salute in primis nei nostri studenti, poiché crediamo fermamente che operatori in salute siano capaci di cure migliori. Sul piano tecnico e umano. Non siamo meccanici e non ripariamo macchine. Siamo esseri umani che curano altri esseri umani.