Il 23 settembre di 66 anni fa ci lasciava William Garner Sutherland, padre dell’osteopatia in ambito craniosacrale

Ricerca e scienza

William Garner Sutherland aveva 81 anni ed era in California quando passò a miglior vita nella giornata di oggi, 23 settembre del 1954. Era nato a Portage County, Stato USA del Wisconsin nel 1873, in una famiglia della classe media americana dell’epoca: padre fabbro e madre casalinga, terzogenito di quattro figli. Il mestiere con cui campava era fare il giornalista all’Austin Daily Herald nel Minnesota. Il suo giornale lo incaricò di scrivere un articolo sul fenomeno del momento che stava accadendo a Kirksville, Missouri, dove un dottore, Andrew Taylor Still, curava fuori dai canoni usuali attirando numeri notevoli di pazienti a curarsi e studenti ad avviarsi alla professione di osteopata. Ma, proprio durante il suo compito come giovanissimo inviato ventiquattrenne nella cittadina di Kirksville, nell’intervistare colui che stava sconvolgendo la medicina dell’epoca, rimase ammaliato dal personaggio e dal contatto con l’osteopatia. Decise così di iniziare la formazione proprio nel collegio di Still, l’American School of Osteopathy. All’epoca la formazione si sviluppava su tre semestri e, nel giro di un paio d’anni, esattamente nel 1900, arrivò al DO (Diploma di Osteopatia). La sua grande e geniale intuizione fu quella di trasportare nella struttura anatomica del cranio i principi dell’osteopatia dettati da A.T. Still. Intuizione che, narra la moglie in un libro biografia, sia stata ispirata dalla vista di un osso temporale in un cranio di cadavere aperto, come fosse la branchia di un pesce. Passò un bel pezzo della sua vita a procurarsi cefalee e disturbi vari con improbabili aggeggi, fatti di tavolette di legno, lamiere e cinghie, montati sulla sua testa che “bloccavano” la motilità delle sue suture. Con autotrattamenti risolveva poi il disturbo. Tutto questo per confermargli le sue teorie che, presentate dopo oltre 20 anni di studi, inizialmente furono ferocemente contrastate. Teorie sulla mobilità cranica probabilmente derivate dai lavori dello scienziato svedese Emanuel Swedenborg: troppo sospette le fedeli coincidenze sui cinque principi della mobilità cranica. A Sutherland, dopo l’immenso merito delle sue intuizioni, il piccolo demerito di non aver mai citato lo scandinavo vissuto circa cento anni prima, forse pecca da giornalista che è abituato a tenere segrete le sue fonti. Rimane comunque l’enorme gratitudine che l’osteopatia, tutta la scienza e tutti i pazienti trattati nel mondo, debbono a Sutherland per i suoi insegnamenti.


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