Perchè gli ignoranti credono di saperla più lunga (e cosa succede quando gli ignoranti siamo noi!). Dunning-Kruger e Overconfidence Bias nella relazione terapeutica

Ricerca e scienza

di Alina Buonadonna

Psicologa specializzata nelle professioni sanitarie, docente AbeOS nel Laboratorio di evoluzione interiore dell’Osteopata

L’intuizione di Platone quando parlava del mito della caverna, sembra essere confermato dalla ricerca scientifica. Noi esseri umani percepiamo la realtà, ciascuno a suo modo ed il nostro cervello (di tutti nessuno escluso!) produce continuamente errori di lettura ed interpretazioni del mondo e delle cose, delle vere e proprie distorsioni cognitive, che chiamiamo bias. La tua personale visione del mondo, le tue esperienze, la tua cultura, la tua età, il tuo carattere, capacià ed inclinazioni ecc, rendono la tua weltanschauug o, se ti piace di più, il tuo mindset, personale, unico e fallace. Se adesso stai pensando: ma io non ho pregiudizi, guardo il mondo per quello che è, ebbene sappi che il tuo cervello sta producendo una distorsione cognitiva che si chiama “punto cieco”, ossia la convinzione di non avere distorsioni cognitive e che il tuo modo di guardare il mondo sia corretto. Sapere che, mentre stai lavorando con qualcuno e te ne stai prendendo cura, il tuo
cervello sta facendo una serie di operazioni di semplificazione, codificazione ed interpretazione della realtà ed insieme a queste operazioni, una serie di errori, può rendere la tua competenza professionale più consapevole, fluida, funzionale, adeguata ed efficace. Il tuo punto di vista su quello che sta succedendo tra te e l’altro, a te e
all’altro, è appunto il tuo punto di vista. Non la realtà. Verificare che ciò che pensi sia reale, ti consente di settare meglio le tue azioni e di prenderti la responsabilità più piena di ciò che accade. Senza (ahimè) smettere di fare errori, ma imparando dall’esperienza e rimediando, se occorre. La prima trappola cognitiva di cui voglio parlarti, è una distorsione cognitiva che si
chiama effetto Dunning-Krueger. Quante volte ti è capitato nella pratica clinica, che il tuo paziente venisse già con una autodiagnosi (e magari non sa niente di niente di medicina, fisiologia, osteopatia ecc)? Ti è capitato di vedere una opera d’arte moderna e di pensare “anche io saprei fare una cosa del genere!”? Quando guardi la partita, ti capita di pensare che l’allenatore non sappia quello che fa (e magari per te lo sport è
solo una cosa che si fa seduti sul divano e mai nella vita hai allenato nemmeno una squadra di pulcini, ma credi che sapresti fare meglio del C.T. di turno)? Allora hai a che fare con l’effetto Dunnin-Kruger. Cioè quella distorsione cognitiva che fa pensare alle persone che, operazioni apparentemente molto semplici, siano alla propria portata. La distorsione sta appunto in questo: ritenere una cosa complessa, semplice, minimizzandola. Di contro la medesima distorsione, fa pensare alle persone particolarmente competenti, e quindi consapevoli che nel proprio campo, moltissimo ci sia ancora da sapere, che le proprie competenze siano insufficienti per essere efficaci. Queste persone faticano a dare valore alle proprie conoscenze, focalizzando la propria attenzione su ciò che manca alla propria preparazione, svalutando ciò che invece c’è.
In buona sostanza l’effetto Dunning-Kruger è una grande svalutazione. In alcuni casi di ciò che non si sa, ritenendo che sia irrilevante, in altri casi di ciò che si sa, ritenendo che sia insufficiente. Questa distorsione ci impedisce di osservare le nostre competenze e di metterle in dubbio, di adeguarle alle necessità. Ci mette in difficoltà nella relazione con i nostri pazienti svalutando ciò che sappiamo o svalutando ciò che sanno, comprendono e
fanno loro. Opposto alla svalutazione dell’effetto Dunning-Kruger, abbiamo un altro Bias cognitivo altrettanto insidioso: l’Overconfidence, cioè l’eccesso di sicurezza in noi stessi. Conosci qualcuno che crede di essere il braccio destro di Dio, l’unto dal Signore, una persona con un ego così smisurato da essere imbarazzante? Bene, sappi che questo capita anche a te (a me no invece! ;-))
Una volta acquisita una conoscenza, questa per noi rappresenta una certezza e dunque difficilmente la mettiamo in dubbio. Non solo: sapere di essere capaci di fare qualcosa ci rende certi di essere i più bravi a fare quella cosa. Il migliore nel tuo campo. Questo ci rende gli unici riferimenti di noi stessi. Un po’ come Napoleone quando da solo si incoronò imperatore di Francia. O più banalmente, quando crediamo di non aver bisogno di nessuno, di dover fare tutto da noi, credendo che come facciamo noi
le cose non le faccia nessuno. Bene. Come questo bias cognitivo possa metterci in difficoltà nel nostro lavoro è presto detto: il nostro piedistallo è così alto che i colleghi, la ricerca scientifica, le altre discipline sanitarie e i nostri stessi pazienti, sono formichine al nostro cospetto. Allenarsi a riconoscere quanto facilmente il nostro cervello ci possa ingannare, riconoscere di essere fallaci, riconoscere gli errori, ci consente di aggiustare il tiro. Ci permette di ricollocare noi stessi nel mondo e nelle relazioni. Comprese quelle terapeutiche. Le distorsioni cognitive sono inevitabili. Alleniamo allora la nostra capacità di avere dubbi, riconoscendo la natura imperfetta e meravigliosa della nostra umanità.

Se vuoi vedere il video di Alina su questo tema vai QUI

Di seguito alcuni riferimenti bibliografici.

Dunning – Kruger Effect (1-10) e Overconfidence effect (11-17)

  1. Kruger J. ; Dunning D. (1999). “Inesperti e inconsapevoli: come le difficoltà nel riconoscere la propria incompetenza conducono a un’autovalutazione gonfiata”. Giornale di personalità e psicologia sociale . 77 (6): 1121–1134.
  2. Dunning D; Johnson K; Ehrlinger, J.; Kruger J. (2003). “Perché le persone non riescono a riconoscere la propria incompetenza”. Indicazioni attuali nella scienza psicologica . 12 (3): 83–87.
  3. Dunning, D. (2005). Auto-intuizione: blocchi stradali e deviazioni sul sentiero per conoscere te stesso . New York: Psychology Press . pagg. 14–15.
  4. Dunning D. (2011). “L’effetto Dunning – Kruger: sull’ignoranza della propria ignoranza”. Progressi nella psicologia sociale sperimentale . 44: 247–296.
  5. Dunning D.; Helzer E.G. (2014). “Beyond the Correlation Coefficient in
    Studies of Self-Assessment Accuracy: Commentary on Zell & Krizan
    (2014)”. Prospettive sulla scienza psicologica. 9 (2): 126–130.
  6. Ames, D.; Kammrath L.K. ( 2004). “Lettura della mente e metacognizione: narcisismo, non competenza effettiva, predice l’abilità stimata di sé” (PDF) . Journal of Nonverbal Behavior . 28 (3): 187–209.
  7. Ehrlinger J.; Dunning D. (2003). “In che modo la visione di sé cronica influenza (e potenzialmente fuorvia) le stime delle prestazioni”. Giornale di personalità e psicologia sociale . 84 (1): 5-17.
  8. Burson K. A .; Larrick R.P .; Klayman J. (2006). “Abile o non qualificato, ma ancora inconsapevole: come le percezioni di difficoltà guidano l’errata calibrazione nei confronti relativi”. Giornale di personalità e psicologia sociale . 90 (1): 60-77.
  9. Ehrlinger J.; et al(2008). “Perché i non qualificati sono inconsapevoli: ulteriori esplorazioni di (assente) auto-intuizione tra gli incompetenti”. Comportamento organizzativo e processi decisionali umani . 105 (1): 98–121
  10. Belmi P.; et al (2020). “Il vantaggio sociale di individui mal calibrati: il rapporto tra classe sociale e eccesso di fiducia e le sue implicazioni per la disuguaglianza basata sulla classe” (PDF) . Giornale di personalità e psicologia sociale . 118 (2): 254–282.
  11. Pallier G.; et al (2002). “Il ruolo delle differenze individuali nell’accuratezza dei giudizi di fiducia” . Il Journal of General Psychology . 129 (3): 257–299.
  12. McGraw A. P.; et al (2004). “I costi affettivi dell’eccesso di fiducia” (PDF). Journal of Behavioral Decision Making . 17 (4): 281–295.
  13. Hoffrage U. (2004). “Overconfidence” . A Pohl, Rüdiger (a cura di). Illusioni cognitive: un manuale su errori e pregiudizi nel pensiero, nel giudizio e nella memoria . Psychology Press.
  14. Dunning D. (2005). Auto-intuizione: blocchi stradali e deviazioni sul sentiero per conoscere te stesso. Psychology Press.
  15. Chambers, J.; Windschit P.D. (2004). “Bias nei giudizi sociali comparativi: il ruolo dei fattori non motivati negli effetti sopra la media e di ottimismo comparativo”. Bollettino psicologico. 130 (5): 813–838.
  16. Kruger J.; Burrus J. (2004). “Egocentrismo e focalizzazione nell’ottimismo (e pessimismo) irrealistico”. Journal of Experimental Social Psychology . 40 (3): 332-340.
  17. Johnson D. (2004). Overconfidence and War: The Havoc and Glory of Positive Illusions . Harvard University